#1 Storytelling Dice - Summer Edition
Alziamo le polibibite per le parole che non ce l'hanno fatta.
I dadi racconta storie di Storytelling Dice vanno in vacanza e lasciano il posto alla Summer Edition. Nove riflessioni, un numero imprecisato di ospiti, una parola alla settimana e un esercizio creativo per rinfrescare la mente: ecco gli ingredienti di questa versione estiva.
Nei mesi di luglio e agosto, ogni mercoledì, staremo insieme. Tutto quello che ti serve è: carta, penna e una bibita fresca.
Quisibeve
Spesso si immagina la nascita delle parole come qualcosa di antico e pacifico. Un vegliardo con la barba bianca, in epoca lontanissima che associa suoni, concetti, idee…
Le parole hanno un peso enorme e non sempre vengono “dal basso”, ma possono anche essere imposte “dall’alto”. Basti pensare al primo pensiero del nuovo Presidente in carica negli Stati Uniti: modificare il nome di un golfo.
Ma non bisogna per forza andare oltre oceano, basta rimanere in casa propria e andare indietro negli anni, per scoprire come durante la dittatura fascista molti termini vennero coniati per sostituire quelli stranieri.
Così bar è diventato quisibeve, avere un flirt si è trasformato in fiorellare, gin in gineprella, cocktail in polibibita o bevanda arlecchina, pullman in torpedone. La parola toast è stata modificata in tramezzo perché stava in mezzo, tra un pasto e l’altro. Poi ci ha pensato D’Annunzio a “sistemarlo” in tramezzino.
Sì esatto, tramezzino è una parola nata per volere del fascismo. E ce ne sono molte altre di parole che magari usi e non lo sai da dove arrivano. Perché non tutte ce l’hanno fatta, ma alcune sì. L’attore Valerio Aprea ne fa un elenco e racconta come sarebbe se le usassimo oggi.
La lingua italiana è cambiata con il fascismo, non solo - in modo apparentemente superficiale - sostituendo dessert con peralzarsi, ma in modo molto più profondo. Ha cercato di eliminare l’uso dei dialetti e perseguitato minoranze che parlavano altre lingue, come il tedesco in Alto Adige e lo sloveno in Friuli-Venezia Giulia. Ha anche modificato, senza consenso, i cognomi stranieri.
Il caso più eclatante fu nella provincia di Trieste, dove vennero italianizzati ben 100.000 cognomi di origine slovena e croata. Così Vodopivec diventava Bevilacqua, Rusovič divenne Russo, Krizman divenne Crismani, Stokavaz si trasformò Fossati. L’autore Marco Pizzi ha anche scritto un libro intitolato Nameless? I danni psicologici causati dall’italianizzazione dei cognomi.
La trasformazione della lingua ha intaccato persino i modi di pensare che ritroviamo ancora oggi. È spiegato molto bene nel libro Le parole del fascismo di Valeria Della Valle e Riccardo Gualdo, con la prefazione di Claudio Marazzini.
«i nuclei di persistenza del linguaggio fascista sono tre: l’eredità lasciata nei movimenti politici, parlamentari e soprattutto extraparlamentari; la permanenza di alcune innovazioni lessicali e retoriche diffuse in modo massiccio dalla propaganda [...]; l’assorbimento mimetico, conscio o inconscio, del vocabolario fascista da parte di moltissimi tra le italiane e gli italiani nati all’inizio del Novecento o durante il Ventennio e dunque cresciuti in un ambiente linguistico pervaso di ideologia nazionalista e autoritaria, decisamente maschilista, spesso razzista e poi diffusamente antisemita [...], tenute in vita sia dalla comunicazione post-fascista di alcune formazioni di destra, sia dalla compiaciuta e quasi morbosa attenzione dei mezzi di comunicazione di massa».
Ho cercato romanzi o scritti dell’epoca che usassero queste parole bislacche appena inventate, ma non ho trovato niente di interessante. In compenso, sono felice di essermi imbattuta in una raccolta di poesie intitolata Polpette Randage, ti condivido qualche strofa della poesia EJA EJA ALALÀ.
Ti riconoscerei ovunque
ad occhi chiusi
in un tuttochesivede pieno di gente
mentre fai il tuo pranzoalsole coi pantosto
amico fascista contemporaneo
Ti porterei ovunque
ad ascoltare un disco di Luigi Braccioforte
a vedere una partita
di giuoco della palla ovale
[…]
Solo facci un favore:
lasciaci in pace il whisky.
Un esercizio di scrittura per rinfrescare la mente
Scegli una parola tra quelle introdotte durante il fascismo per sostituire un anglismo. Non scriverla. Descrivila in massimo 10 parole, facendo intuire di cosa si tratta.
Fammi sapere se farai l’eserizio, sarò felice di leggerti!
Mi presento
Ciao, mi chiamo Cinzia Campisano e sono una copywriter.
Da quindici anni racconto prodotti, brand e servizi.
Storytelling Dice è un esercizio creativo per me e per te. Io scrivo quello che mi viene in mente grazie ai dadi racconta storie, e tu puoi riaccendere la creatività con i miei esercizi di scrittura.
Se vuoi metterti in gioco con le parole, potresti fare un passo in più.
Partecipa al mio workshop di scrittura creativa Scrivi la tua storia: trasformerai l’ordinario in straordinario, un esercizio alla volta.
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P.s. La foto copertina di questa newsletter è di Olena Bohovyk su Unsplash.
Polibibita è fantastico. Un po’ Harry Potter e un po’ nuovi orientamenti affettivi
Mi sono dimenticata di aggiungete, per dovere di cronaca, che “slot machine” ammette di non sapere proprio come tradurla…! 😅